50° anniversario della Professione Religiosa di Suor Maria Giannini

Domenica 3 settembre 2023 la Famiglia Ospedaliera di Villa Rosa ha celebrato i cinquanta anni di consacrazione religiosa di Suor Mariella Giannini a Gesù nostro Signore.

La Santa Messa, presieduta da P. Nicola Colasuonno, missionario dei Padri Saveriani, hanno concelebrato P. Carmine De Filippis, dei Padri Cappuccini e p. Pino Fossati dei Padri Giuseppini del Murialdo, ha visto la corale e commossa partecipazione di numerose Suore della comunità di Villa Rosa e di Consorelle venute da fuori per l’occasione, dei familiari, di ospiti e operatori della Casa di Cura, dei Volontari, i quali tutti insieme hanno ringraziato Dio per la longeva presenza e l’opera infaticabile di Suor Mariella presso i più deboli di mezzo mondo. Italia, Spagna, Cina, Filippine, Europa sono stati i Paesi in cui Ella ha dedicato “anima e corpo” nel vero senso della parola ai malati psichici, in assoluta sintonia con le Costituzioni dettate da San Benedetto Menni, Fondatore della Congregazione delle Suore ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù.

Abbiamo posto alcune domande a Suor Mariella e Lei, con la Sua solita dolcezza e chiarezza, così ci ha risposto.

Innanzitutto vogliamo farTi giungere le nostre più sentite felicitazioni per questo mezzo secolo di vita consacrata, praticamente stai festeggiando le Nozze d’Oro con Gesù! Noi Ti ringraziamo per tutto quello che hai donato e che ancora donerai di Te agli altri, Tu chi ringrazi?

Ringrazio il Signore per la vita e per il dono dei miei genitori, tra loro così diversi, eppure complementari. La mamma intraprendente, con grande senso del bello, del fine … Il papà forte, grande, sicuro, una roccia! (almeno così appariva ai miei occhi, perché poi nella realtà sarà quello che per primo partirà per il cielo).

Bellissimo questo primo riferimento a Chi Ti ha donato la Vita. Puoi dirci anche come sei giunta a sentire nel Tuo cuore la chiamata al Signore?

Diciamo che la mia vocazione è nata nella parrocchia di Grumo Appula, il paese di mio padre, un paese nell’entroterra di Bari, e nell’ambito dell’Azione Cattolica femminile. Tuttavia sono stata anche attratta dall’esempio di alcuni giovani che si preparavano per la missione in Africa, mi riferisco a p. Pino Giannini, missionario Comboniano, morto di Covid in Africa e sepolto in Malawi, nella missione per cui ha donato la vita. P. Nicola Colasuonno, missionario saveriano, che all’epoca si preparava in America per partire per l’Africa dove ha trascorso quasi quarant’anni tra Congo e zone dei grandi laghi e altri. Il loro esempio faceva risuonare nel mio cuore il desiderio di fare come loro. Lì mia madre, che aveva subodorato di perdermi per sempre, per distogliermi da questi funesti progetti, mi raccomandò a Sr. Pierina, una suora ospedaliera e sua ex compagna di scuola venuta a Cassano, suo paese natale, per visitare i familiari. Fu lei che le consigliò di mandarmi qui a Viterbo. Povera mamma, non sapeva che stava raccomandando la pecora al lupo!

La Tua presenza a Viterbo è quindi una lunga storia. Qual’ è stato, per Te giovanetta, l’impatto con la realtà della vita ospedaliera, tanto più tenendo conto della vostra particolare dedizione ai malati psichici?

La mia vocazione, la nostra vocazione, credo non possa prescindere dalla bellezza di vedere intorno a noi come erano serviti e amati gli ammalati, e come imparavamo da questi meravigliosi esempi di Suore ospedaliere a fare altrettanto. Ha preso lì e allora avvio la mia formazione ospedaliera presso questa umanità così sofferta e provata. Ricordo che spesso gli ammalati venivano imboccati in ginocchio, era l’esempio di tante nostre sorelle. E se tanti contenuti di quella formazione non li ricordo più, sì che ricordo i tanti esempi di sorelle che hanno dato letteralmente la vita per gli ammalati. Al termine della prima formazione emettevo i miei primi voti di Povertà, Castità e Obbedienza, giusto cinquant’anni fa, era il 1973 e nell’immaginetta-ricordo che allora si faceva, scrissi così:

“Mi dichiaro per Cristo,
con cuore ardente lo aspetto,
voglio stare con Lui per sempre”
(Antifona delle Lodi della Liturgia delle Vergini)

Con questa dichiarazione d’amore, mi dichiaravo per Lui e per sempre.

Ecco, Sorella, ci pare di capire che sia stato importante per Te non solo la preparazione, diciamo teorica, alla Tua missione, bensì il vissuto quotidiano fianco a fianco con le Consorelle presenti in Casa e in Ospedale.  Perché ritieni fondamentali quegli anni trascorsi nella comunità di Viterbo?

Ho letto da qualche parte il titolo di un libro che mi sembra sintetizzi molto bene il vissuto di una comunità: “La comunità, luogo del perdono e della festa” Questi due aspetti non sono mancati nelle diverse comunità, da Viterbo in poi, dove ho vissuto, amato, servito. Dalla scoperta della comunità con la sua gioia e con i suoi dolori, maturò sempre più forte la decisione dei voti perpetui per sempre che feci in Spagna, in casa Madre, a Ciempozuelos, il 17 Settembre 1978. Nell’immaginetta questa volta scrissi:

“Voglio cantare al Signore finché ho vita
Cantare al Signore finché esisto
Il mio canto è per il Signore” (Sl 104)

Ritrovo in questo versetto del salmo la sintesi della mia vita, anche quando sono arrivate le amarezze della vita e le prove, il canto e la gioia continuano ad avere la connotazione principale per appartenere a Lui e a Lui solo.

Quant’è profondo il senso del Tuo vivere! Ci puoi dire come lo hai espresso in questi 50 anni?

Cercando di dare compimento alla missione affidata. Ogni lavoro svolto negli anni della vita religiosa è stata una chiamata all’obbedienza.

I primi 25 anni, sono stati dedicati prevalentemente a servizio agli ammalati, come economa locale, formatrice delle postulanti e responsabile della Pastorale Vocazionale, contemporaneamente ho studiato Formazione all’Università Salesiana.

I secondi 25 anni, 28 per la precisione, sono stata chiamata come responsabile nelle varie comunità della Provincia d’Italia: Ascoli Piceno, Roma (casa provinciale), Morena (Rm), poi Manila, ritorno ad Ascoli, oggi Viterbo. Allo stesso tempo mi sono occupata della formazione delle Juniores.

Sono stati anni intensi e pieni anche di soddisfazioni.

Sorella d’azione, dunque, ma anche di orazione potremmo dire. Cosa ci puoi dire a questo riguardo sulla base della Tua esperienza e formazione?

E’ vero, ho svolto un mio cammino anche di preghiera. All’inizio mi bastava la preghiera liturgica e devozionale, poi via via ho cominciato a desiderare di più e comunque ad interessarmi della Lectio Divina diventando una grande appassionata ed “esperta”, soprattutto ho cominciato ad applicarne il metodo con le persone che accompagnavo e giungendo anche a qualche soddisfazione. Ho fatto anche per diverso tempo, quasi due anni, l’esperienza di preghiera EVO (Esercizi nella Vita Ordinaria). Il metodo è quello del mese ignaziano. È stata un’esperienza affascinante perché tutta la giornata e la notte diventava un allenamento alla preghiera continua.

Nonostante ciò, sono consapevole che in tutti noi esiste un’incapacità nella preghiera, è lo Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza perché noi non sappiamo cosa “sia conveniente domandare” Rm 8,27. La preghiera comunque rimane un mistero e una grazia. Nell’esperienza ho constatato che solo la preghiera riesce a placare l’anima e rasserena il cuore.

Che cos’è, Suor Mariella, che mette in agitazione l’anima e il cuore?

Le sofferenze e le prove della vita. Le prove sono parte di noi e della condizione umana, ci sono sofferenze che ci arrivano e anche quelle che procuriamo. Alcune, però, lasciano il segno e altre ci fanno vacillare. Le prove e le sofferenze non sono mancate nella mia vita, così come le incomprensioni. Le prime ho cercato di viverle con dignità, pazienza, fede, anche se non sono mancate delle delusioni. Per le seconde ho cercato di aggrapparmi al posto giusto, alla Croce, per cercare comunque sempre di non mollare.

Cosa o chi Ti è stato più d’aiuto in questi momenti burrascosi?

La vita e l’esempio dei Fondatori. La loro santità, soprattutto quella di San Benedetto Menni, l’ho vissuta come un cammino sicuro anche nel servizio umile e ospedaliero, verso la santità. Una luce che per me in questi anni è diventata un cammino concreto, seguendo le sue orme e il suo esempio.

Ecco, il Servizio Ospedaliero, la dedizione agli ammalati e tra questi hai scelto una categoria particolarmente difficile da seguire, i disagiati mentali. Se così si può dire, che cosa hai trovato di speciale in loro?

Ho potuto praticare la ricerca del volto di Gesù. Non poteva essere altrimenti, è lo Sposo che ho cercato e amato. A volte ho trovato un volto velato, lo troviamo in Mc 14,65, Gesù è custodito dalle guardie che però gli velano il volto e lo scherniscono e lo sputano, si beffano di lui. È l’odio verso Dio che si riversa su Gesù e che Egli sopporta con dignità. Cosa fa Gesù? Non si rivela a loro. Qualche volta anche per me è stato così, quando mi sono allontanata da Lui, quando ho fatto a meno di lui. In questa esperienza di Gesù, trovo una nuova vocazione: quella di fare come Lui, è la chiamata alla riparazione, all’amore.

Ho incontrato poi un volto svelato, ne parla Lc 24, ss. È il Gesù pasquale che piano piano si rivela ai discepoli scoraggiati e dubbiosi che scappano da Gerusalemme per la paura. È il volto di Gesù che si è svelato anche nella mia vita nella Lectio Divina che si rivela quotidianamente nello spezzare il pane. È l’esperienza, della vita quotidiana, nel servizio alle sorelle e ai malati. Nell’Eucaristia e nel perdono di ogni giorno. Sappiamo anche che lo svelamento del Suo Volto, è Sua grazia.

Ci hai parlato del Tuo rapporto interiore con Dio e con Gesù, sempre presente nei volti degli ammalati ospiti delle vostre Case di Cura. Come vivi il rapporto con la nostra Madre Celeste?

Lei c’è sempre. Maria, Nostra Madre. Maria in tutta la mia vita ha avuto un ruolo strategico e principale, quando l’arpa della mia vita si scordava completamente o si rompeva, è stata Lei a tirare o a mollare le corde, a riparare la carcassa. È Lei la donna dell’equilibrio nella mia strada di suora ospedaliera.

Oggi chiedo a Lei di far diventare tutta la mia vita un’armonia di azione e contemplazione, spiritualità e missione, intelligenza-affettività-volontà. Con Lei ho voluto cantare e suonare il mio Magnificat.

Grazie, Suor Mariella, vediamo che il Tuo “forziere” è colmo di amore e competenze. Ti auguriamo ancora tanti anni in piena salute, affinché Tu possa continuare a spendere le Tue ricchezze spirituali e di esperienza come hai sempre voluto, a favore dei più deboli e bisognosi. Buon proseguimento nel Tuo cammino di Fede e di operosità illuminata!